Se
Beppe Grillo non fosse un comico, abilitato per mestiere a fare
battute, l'uscita di ieri avrebbe dovuto sollevare l'ilarità di
tutto il mondo civile e anche, un po', di quello incivile. Ha
accusato B&B, che non è il bed&breakfast “D'Alema”, via
dell'Inciucio 69, Roma ma semplicemente l'acronimo
Berlusconi-Bersani, di tramare nel buio, di mestare nel torbido, di
agire in silenzio come due massoni in sonno. Li ha accusati di aver
tenuto l'incontro in un luogo segreto, senza giornalisti, senza
diretta streaming e, soprattutto, senza la possibilità di piazzare
la cimice a forma di tetta inventata da Casaleggio, che gli avrebbe
permesso di seguire la conversazione senza essere visto. È
stupefacente (letteralmente) il doppiopesismo grillesco e soprattutto
meraviglia la sua voglia (legittima) di sapere, applicando il metodo
della trasparenza solo agli altri. C'è qualcosa di patologico, in
tutto ciò, qualcosa di animalesco e primordiale, qualcosa che suona
come il clone di Casaleggio che sta spopolando in questi giorni sul
web e che twitta frasi demenziali come: “Fuori la Germania
dall'euro, lentamente e con le mani bene in vista” oppure
“Riorganizzare Pubblica Amministrazione: orologio atomico per
sincronizzare pause caffè”. C'è qualcosa di farsesco in tutto
ciò, come lo spirito adolescenziale di rompere i coglioni a ogni
costo, pur non avendone più l'età. Oddio, i brufoli ci sono, gli
zainetti pure e se ci fossero anche le polluzioni notturne staremmo
veramente a posto. Ma passiamo a cose più serie. Silvio ha tirato
fuori dal cilindro il suo bianconiglio. “Piergigi – ha detto a
quattr'occhi a Bersani – fallo tu il presidente della repubblica.
Ti togli dall'imbarazzo di governare con me. Adottiamo un paio di
provvedimenti che mi possono essere utili per il futuro e a luglio,
con il solleone che spacca il culo ai passeri, torniamo a votare”.
La disperazione di Silvio è allo Zenit. Non sa più a che santo
votarsi per cercare di non albergare qualche anno a San Vittore.
L'unica possibilità è far fuori Bersani proponendogli il Colle,
promoveatur ut amoveatur, e via libera al più grande inciucio dopo
il week end. Certo, la proposta è allettante anche perché, se non
scende a patti con Bersani, il presidente della repubblica agnostico
se lo scorda. Silvio è consapevole che intorno a lui tira un'aria
brutta e pesante e infatti, al termine della riunione segreta con
Piergigi, ha dato ordine ai suoi di rilanciare la proposta di Bersani
al Quirinale, dando fiato a tutte le trombe possibili e perfino alle
lingue di Menelik che, come tutti sanno, sono molte di più delle
trombe ufficiali. In tutto questo casino istituzionale e non, che è
poi l'habitat naturale di Silvio, c'è da registrare l'incazzatura,
non mascherata anzi ostentata, di Fonzie che non ha digerito
l'esclusione dal gruppo dei grandi elettori del prossimo presidente
della repubblica. Matteo è fuori dalla grazia diddio. Ha accusato
apertamente Piergigi di averlo boicottato, di volerlo isolare, di
persecuzione razziale nei confronti dei dislessici, e di violenza
cieca contro le minoranze linguistiche. Si è davvero incazzato,
Matteo, tanto che gli osservatori politici illuminati danno per certa
la scissione del Pd. Una cosa è sicura, se il Partito Democratico
avesse fin dalla nascita, accentuato la vocazione di sinistra, Renzi
non ne avrebbe mai fatto parte. Se il Pd fosse un partito di
sinistra, a personaggi come Renzi non avrebbe dato neppure la
tessera, forse quella del Club di Topolino. Se il Pd fosse stato un
partito di sinistra, il M5S non avrebbe avuto motivo di nascere,
Ingroia non sarebbe stato costretto a trasferirsi in Val D'Aosta, la
ferraglia arrugginita vetero-comunista avrebbe continuato a lottare
sì per le 35 ore, ma alla fine, sarebbe addivenuta a più miti
consigli. Pensate, per un momento, cosa sarebbe l'Italia se il Pd
fosse stato un partito di sinistra...
ma che bella foto!!!
RispondiEliminaVania