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sabato 27 aprile 2013

Grande Dario Fo e la carica dei 101 zozzoni. Nessuno come lui riduce i piediellini in cenere.


L'antefatto. Intervistato da La zanzara, Radio24, il Premio Nobel per la letteratura, parlando di Brunetta, ha detto: “Brunetta che giura da ministro? La prima cosa che faccio è cercare un seggiolino per poterlo mettere a livello, all'altezza della situazione. Oppure meglio una scaletta, così se la regola da sé... ma il cervello di Brunetta, quello sì che è ancora più piccolo”. Si è scatenato il putiferio. Rientrati alla grande sulla scena politica grazie ai 101 mafiosi del Pd, e al delirio di onnipotenza di Beppe Grillo, i pidiellini hanno riscoperto il gusto per la pugna, fino a ieri scomparsa perché cerebralmente defunti. Così, il Maestro Dario Fo, è stato subissato di fischi e sberleffi e insulti da chi, a buon diritto, potrebbe solo lustrargli le scarpe. Basta fare nomi e cognomi e riportare dichiarazioni, il resto si commenta da sé. Ha iniziato il fuoco di fila il massone piduista, tessera numero 2232, Fabrizio Cicchitto: “Malgrado faccia finta di parlare sul serio, con quello che dice, è inevitabile che una risata seppellirà Dario Fo e anche il suo razzismo antropologico”. Ora, a parte il fatto che non siamo convinti che 2232 conosca appieno il significato del termine “antropologico”, ma voi ce lo vedete uno con il cappuccio in testa, il grembiulino, la cazzuola e il compasso fare la ramanzina a un Premio Nobel? Mavalà, direbbe Sir Biss. Mara Carfagna, ex valletta di quel mostro di intelligenza che si chiama Giancarlo Magalli: “Le parole di Dario Fo dedicate a Renato Brunetta non gli fanno onore. L'insulto non è satira, è volgarità”. Mostrare tette e culo e fare calendari è invece un sano indice di bon ton. O' Schiattamuort, che solo perché lo definiscono “schiattamuort” dovrebbe toccarsi le palle ogni volta che si guarda allo specchio: “Le dichiarazioni di Dario Fo, dal contenuto spregevole, colpiscono per la gratuita volgarità di un personaggio che, evidentemente, è ben lontano dal senso alto della politica e offende impunemente, cercando di divertire come uno spettacolo di cabaret di scadente livello”. Di livello altissimo, invece, sono le barzellette piene di puttane del padrone e le bestemmie in diretta contestualizzate dal Vatican Servente, Fisichella. Danielona silicon-parlamentary: “Battute, quelle di Dario Fo, degne di uomini ignoranti e beceri”. Per Danielona vale il discorso fatto per O' Schiattamuort. Ovviamente si sono espressi anche i vari Lupi, Bondi, Prestigiacomo, Casellati, Capezzone e un certo Pagano che ha detto: “A Dario Fo andrebbe revocato il Nobel” e a lui la cittadinanza italiana. Senza i 101 mafiosi e senza Beppe Grillo, queste gentildonne e questi galantuomini si sarebbero fatti gli affari propri, sfogandosi a vicenda nella grotta dei giuramenti massoni, ospiti di 2232. Ma Dario Fo, al di là delle battute su Brunetta, che i suoi invece di dileggiarlo, lo prendono direttamente a schiaffi (vero, professor Tremonti?), ha detto anche un'altra grande verità. Riferendosi alla votazione su Romano Prodi, Fo ha detto: “Quelli che hanno affossato Prodi sono degli zozzoni, dei vigliacchi, dei maledetti e dei bastardi per la situazione in cui ci hanno messo. Sono abili distruttori della parola data. Hanno fatto una cosa indegna perché dovevano dirlo prima: non si può applaudire e poi sparare bordate sul partito. È stato un gioco al massacro. E poi – ha ancora detto il Premio Nobel – il vero scopo del governo Pd-Pdl, è quello di salvare il Pd, un fabulazzo osceno, dalla sbandata in cui si ritrova e salvare dalla galera, o dall'esilio, Berlusconi. L'unica cosa che importa è che Silvio sia salvo”. La carica dei 101. Mafiosi o zozzoni fa poca differenza. All'inferno, prima o poi, sprofonderanno. 

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