L'antefatto.
Intervistato da La zanzara, Radio24, il Premio Nobel per la
letteratura, parlando di Brunetta, ha detto: “Brunetta che giura da
ministro? La prima cosa che faccio è cercare un seggiolino per
poterlo mettere a livello, all'altezza della situazione. Oppure
meglio una scaletta, così se la regola da sé... ma il cervello di
Brunetta, quello sì che è ancora più piccolo”. Si è scatenato
il putiferio. Rientrati alla grande sulla scena politica grazie ai
101 mafiosi del Pd, e al delirio di onnipotenza di Beppe Grillo, i pidiellini
hanno riscoperto il gusto per la pugna, fino a ieri scomparsa perché
cerebralmente defunti. Così, il Maestro Dario Fo, è stato subissato
di fischi e sberleffi e insulti da chi, a buon diritto, potrebbe solo
lustrargli le scarpe. Basta fare nomi e cognomi e riportare
dichiarazioni, il resto si commenta da sé. Ha iniziato il fuoco di
fila il massone piduista, tessera numero 2232, Fabrizio Cicchitto:
“Malgrado faccia finta di parlare sul serio, con quello che dice, è
inevitabile che una risata seppellirà Dario Fo e anche il suo
razzismo antropologico”. Ora, a parte il fatto che non siamo
convinti che 2232 conosca appieno il significato del termine “antropologico”,
ma voi ce lo vedete uno con il cappuccio in testa, il grembiulino, la
cazzuola e il compasso fare la ramanzina a un Premio Nobel? Mavalà,
direbbe Sir Biss. Mara Carfagna, ex valletta di quel mostro di
intelligenza che si chiama Giancarlo Magalli: “Le parole di Dario
Fo dedicate a Renato Brunetta non gli fanno onore. L'insulto non è
satira, è volgarità”. Mostrare tette e culo e fare calendari è
invece un sano indice di bon ton. O' Schiattamuort, che solo perché
lo definiscono “schiattamuort” dovrebbe toccarsi le palle ogni
volta che si guarda allo specchio: “Le dichiarazioni di Dario Fo,
dal contenuto spregevole, colpiscono per la gratuita volgarità di un
personaggio che, evidentemente, è ben lontano dal senso alto della
politica e offende impunemente, cercando di divertire come uno
spettacolo di cabaret di scadente livello”. Di livello altissimo,
invece, sono le barzellette piene di puttane del padrone e le
bestemmie in diretta contestualizzate dal Vatican Servente,
Fisichella. Danielona silicon-parlamentary: “Battute, quelle di
Dario Fo, degne di uomini ignoranti e beceri”. Per Danielona vale
il discorso fatto per O' Schiattamuort. Ovviamente si sono espressi
anche i vari Lupi, Bondi, Prestigiacomo, Casellati, Capezzone e un
certo Pagano che ha detto: “A Dario Fo andrebbe revocato il Nobel”
e a lui la cittadinanza italiana. Senza i 101 mafiosi e senza Beppe
Grillo, queste gentildonne e questi galantuomini si sarebbero fatti
gli affari propri, sfogandosi a vicenda nella grotta dei giuramenti
massoni, ospiti di 2232. Ma Dario Fo, al di là delle battute su
Brunetta, che i suoi invece di dileggiarlo, lo prendono direttamente
a schiaffi (vero, professor Tremonti?), ha detto anche un'altra
grande verità. Riferendosi alla votazione su Romano Prodi, Fo ha
detto: “Quelli che hanno affossato Prodi sono degli zozzoni, dei
vigliacchi, dei maledetti e dei bastardi per la situazione in cui ci
hanno messo. Sono abili distruttori della parola data. Hanno fatto
una cosa indegna perché dovevano dirlo prima: non si può applaudire
e poi sparare bordate sul partito. È stato un gioco al massacro. E
poi – ha ancora detto il Premio Nobel – il vero scopo del governo
Pd-Pdl, è quello di salvare il Pd, un fabulazzo osceno, dalla
sbandata in cui si ritrova e salvare dalla galera, o dall'esilio,
Berlusconi. L'unica cosa che importa è che Silvio sia salvo”. La
carica dei 101. Mafiosi o zozzoni fa poca differenza. All'inferno,
prima o poi, sprofonderanno.
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