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giovedì 18 aprile 2013

Roma ore 10. In diretta tv il suicidio del PD. Da maggioranza relativa a soggetto psichiatrico.


Era ora. Non ne potevamo più. Di questo PD l'Italia non sa che farsene. Pensateci, dopo che Vendola ha detto “no” a Marini e “sì” a Rodotà, il PD è rimasto solo Centro. La Sinistra è scomparsa definitivamente ed è rinata la Balena Bianca, l'assurdo è che Achab ha le sembianze di Pierluigi Bersani. Berlusconi sceglie il presidente della Repubblica e il segretario del PD dice “sì” dopo quasi 50 giorni di limbo. Tradisce il suo elettorato, “Mai un'alleanza con Silvio”, e si getta a corpo morto nelle braccia del peggior nemico della democrazia che questo paese abbia mai avuto: l'ex repubblichino Giorgio Almirante, in un ipotetico confronto con Silvio, sarebbe un moderato di stampo anglosassone con tanto di parrucca bianca e riccioli. Franco Marini, ottantanne, ex segretario della CISL, democristiano di ferro, ha nel suo recente passato, una cocente bocciatura in Abruzzo, la sua regione, che non lo ha rieletto al Senato dopo una lunga e silenziosa carriera. In Abruzzo, una terra che non capiamo più, è stato rieletto perfino Totonno Razzi, il che significa che la destra si riconosce nello statista dei cazzi suoi e che la sinistra ha bocciato Marini fino a considerarlo un corpo (morto) estraneo. Insomma, non lo hanno voluto neppure i suoi concittadini di San Pio delle Camere, perché lo dovrebbero sopportare, per sette anni, 60 milioni di italiani? Ovviamente il popolo della sinistra è incazzato nero. Torneremo ai “girotondi” di quando lo stesso popolo diceva a D'Alema “dì qualcosa di sinistra, ti prego”. Torneremo a rivivere l'ennesima spaccatura di una sinistra che non trova pace, e nessuno che riesca a farne convivere le mille anime perse fra la nostalgia, l'incapacità di guardare oltre e l'abbraccio mortale con il capitalismo (gli agi, le comodità, le estetiste e i parrucchieri piacciono a tutti, popolo di sinistra compreso), e infatti, un borghese di sinistra è un assurdo in termini, peggio dei cattocomunisti. Dall'altra parte, a contendere il Colle al democristiano di ferro, c'è Stefano Rodotà, il primo presidente del “rinnovato” partito comunista. Ottant'anni anche lui, giurista integerrimo, costituzionalista poco avvezzo ai compromessi, è risultato terzo alla Quirinarie ma primo dei papabili “seri”. Lo voteranno i grillini, quelli di Sel, i pidini dissenzienti compresi i renziani. Da questa ennesima pagliacciata all'italiana, molto difficilmente Franco Marini dovrebbe essere eletto presidente al primo scrutinio. 672 voti sono una tombola e considerati i presupposti, non crediamo che Marini li abbia. E se non dovesse essere eletto al primo turno, c'è la possibilità che non lo sia neppure al secondo e al terzo. Cosa potrebbe accadere allora? Un ripensamento dei pidini ortodossi e un pronunciamento a favore di Rodotà? Impensabile. Eccolo che, come in un incubo, tornerebbe in pista lui, quello dell'1 per cento dell'imponibile a Mediaset, quello della Bicamerale, quello che con Silvio si può, quello delle leggi mancate sull'ineleggibilità e sul conflitto d'interessi. Signore e signori: Massimo D'Alema. Baffetto è pronto. In queste settimane ha lavorato alacremente e, per farlo meglio, non si è ripresentato alle ultime elezioni facendo intendere di aver compiuto la “solenne rinuncia”. È andato perfino a Firenze a parlare con Renzi il quale, troppo giovane e troppo ambizioso com'è, ha gradito. Anzi, volete che ve la diciamo tutta? Secondo noi c'è un progetto preciso dietro tutto ciò. Franco Marini, un po' rinco com'è, è l'agnello sacrificale. Bersani e suoi compari di merenda, sanno perfettamente che una parte del Pd non lo avrebbe mai votato, e allora lo bruciano. Fanno finta di provare a fare una cosa unificante e, al quarto turno, sempre con Silvio ma con un PD ricompattato, passa il salvatore della patria: Massimo D'Alema. Se dovesse accadere questo, la sapete una cosa? Speriamo che Marini passi al primo turno.

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