Se uno
è morto ha bisogno necessariamente delle esequie. Non abbiamo mai
visto un morto che si infila nella bara da solo, si fa la cerimonia
funebre e si tumula. Probabilmente, un morto simile non avrebbe
potuto inventarlo neppure Edgar Allan Poe, perché il Parlamento italiano non
è la bostoniana Casa Usher. Perfino agli ergastolani defunti si fanno i funerali,
perfino ai clochard a spese del comune, perfino al peggior
violentatore dell'universo. I funerali dei dittatori assumono,
spesso, la solennità del fatto storico, e ai torturatori, anche se
in tono dimesso, una degna sepoltura viene comunque concessa. Tutto
questo preambolo per dire che riconosciamo a Beppe Grillo la
paternità della frase “I politici sono tutti morti” e che,
proprio per questa ragione, umanamente, una mano a entrare
nella fossa avrebbe potuto dargliela ai politici defunti, piuttosto
che lasciarli all'aria aperta a finire spolpati dagli avvoltoi e
dalle iene. Cosa sarebbero state, se non dolci accompagnamenti
nell'aldilà, le leggi sull'ineleggibilità, sul limite dei mandati,
sulla riduzione delle prebende, sull'eliminazione totale dei
privilegi, sulla fine dei vitalizi, sul falso in bilancio, sulla
corruzione, sulla malversazione, sul falso ideologico,
sull'inquinamento, sull'omofobia, sul diritto di cittadinanza se non
la pietra tombale di una politica che ha stancato (eufemismo) tutti?
Invece no, Beppe preferisce le carogne al pascolo e il colpo di
grazia alla nuca, un po' violento come scenario, ma efficace. Però,
siccome non tutti i grillini sono affetti dalla sindrome di Charles
Bronson, iniziano a manifestarsi le prime crepe e spunta, come il sol
dell'avvenire, la parolina magica “legalità” che sembra avere
quasi un effetto collante. Resta il fatto che non si è mai visto un
capogruppo (o portavoce) che, nel giro di pochi minuti, sia stato
smentito dal capo del suo partito (questo è il M5S nonostante le
norme del non-statuto) e non si sia dimesso. L'impressione è che la
capacità decisionale dei grillini, la loro autonomia, anche di
pensiero, sia pari a zero, e che non ci sia solo un capo unico e
riconosciuto, ma anche un pensiero unico il che, se permettete, è
quanto di più pericoloso possa esistere. Fuori dai denti. Silvio,
nonostante i voti riportati alle ultime elezioni, era un politico
morto. Abbiamo visto cadaveri in forma migliore, nonostante i
sorrisi, gli occhiali da sole, l'uvite. Grillo è riuscito a compiere
l'ennesimo miracolo nei confronti di un uomo che non si sa più cosa
occorre fargli per toglierlo di mezzo dalla scena politica. Lo ha
riesumato, come hanno fatto tutti quelli (di sinistra) che in questi
anni hanno giocato al gatto con il topo, non capendo di
essere i topi. E lo ha detto anche Matteo Renzi, pronto a
sacrificarsi, poverino, per il bene della patria, liquidando
Tentenna-Bersani e alleandosi da qui all'eternità con Silvio. Lo ha
cantato, con voce da Cappella Sistina, chiaro e tondo a casa della Cgil, ieri, a Firenze. “Stiamo
perdendo tempo. Fanculo Grillo. Torniamo a votare. Io sono pronto.
Non mi faccio dettare l'agenda da un comico. Preferisco allearmi per
il bene del paese e del lavoro, con quelli del Pdl che, almeno, mi
hanno ospitato a pranzo ad Arcore”. Matteo ha rotto la tregua e,
per molti versi, ha ragione. Bersani si è trasformato in una spirale, nella speranza di avviluppare in qualche modo Grillo e i suoi, e forse
c'era anche riuscito, per capirlo sarebbe stato sufficiente mandarlo
in Parlamento. Ma poi è arrivato il Re che ha deciso di nominare la
sua personalissima corte. Il presidente Napolitano non può
meravigliarsi della reazione insofferente dei partiti, i tecnici
bastano una volta, una seconda non ci cascherebbero più neanche gli
asini, pure se con la tessera del Pdl in tasca. Così, ascoltate le
variazioni sul tema del giovin signore fiorentino, la segreteria del
Partito Democratico ha deciso, all'unanimità, di proporgli una
missione internazionale, con biglietto di sola andata, che lo
accrediti agli occhi del mondo come prossimo premier italiano. Lo
spediscono a Guam, località sulla quale ha messo gli occhi anche Kim
Jong Un, deciso a sperimentarla come isola dove verificare la
gittata dei suoi missili nucleari.
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