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mercoledì 8 maggio 2013

10 piccole rivolte. Ambrosoli non omaggia Giulio. I Pd dicono no a Nitto Palma ma sì a Formigoni e Capezzone. Sel contro i poltronisti 5S. E LettaLetta trema.

Umberto Ambrosoli
Ma parliamoci chiaro. Come si fa a pretendere che Rosaria Capacchione voti Nitto Palma? Vabbè la logica dell'inciucione. Vabbè che Napolitano ha alzato la voce e gli studentelli hanno fatto finta di obbedire. Vabbè che Formigoni è stato eletto presidente della commissione agricoltura (dopo i Caraibi, gli agriturismo, cambio di destinazione ma non di metodo: vacanze a sbafo) e Capezzone (noto economista), delle Finanze, ma quando i pidini si sono trovati a dover votare per Nitto Palma, l'ex pm, guardasigilli e spalle di Silvio, emanatore di leggi ad personam e intimo amico di Cosentino detto Nick 'o mericano, non se la sono sentita. Rosaria Capacchione, la nota giornalista anti-camorra, oggi senatrice del Pd, lo ha detto chiaro e tondo: “Se voto Nitto Palma, io a casa non ci posso tornare”. Mentre Felice Casson ha dichiarato: “C'è un limite a tutto”. Pronta e feroce la reazione di Maurizio Gasparri: “Il Pd metta in riga i suoi senatori, tutti sull'attenti con il libro e il moschetto, cazzo!” Il senatore Gasparri (uno dei miracolati di Gianfranco Fini e non della madonna di Lourdes), forse ha dimenticato che nel Pd ci sono 101 zozzoni che votano come gli passa per la testa, anche se quegli stessi zozzoni, Nitto Palma lo avrebbero votato sicuramente, vero Baffetto? Ma continuiamo a parlarci chiaro. Dopo aver contribuito ad eleggere il Celeste, Daniele Mezzacapa e Gnazio La Russa alla giunta per le autorizzazioni a procedere, che grande danno avrebbe fatto Nitto Palma? Questo, da parte dei pidini, ci è sembrato un rigurgito di dignità che non ha ragione di esistere, soprattutto ora che i sondaggi li danno al 29 per cento contro il 34 del Pdl. Silvio sa di avere in mano il pallino, può giocarselo come e quando vuole e come meglio ritiene. Sa che dall'altra parte è in corso una lotta intestina per il potere da far paura. Sa che il M5S più del 26 per cento non potrà mai prendere, a meno che l'elettorato del Pd non decida per una conversione a tutto campo. Sa che in nome della governabilità (di qualche poltrona e della pensione), questi quattro impallinatori di piccioni amici e compagni in volo, sono disponibili a rinnegare anche la mamma. E Silvio ci sta giocando come il gatto con il topo, sapendo che basterà attendere che il topo esca dalla tana per farne scempio. Ancora una volta il Pd naviga a vista. Non sa dove andare e soprattutto con chi. L'anima di sinistra è in rivolta, quella di centro soggiace, quella di destra (D'Alema, Violante, Renzi&Co.) trama nell'ombra. Matteuccio non vuole fare il segretario ma il responsabile dell'organizzazione, lui sì che ha capito tutto e ha capito, da avvezzo all'uso improprio della politica, che il consenso interno si guadagna avendo in mano tessere, tesserati e circoli, anche quelli che hanno abbassato la saracinesca affiggendo il cartello: “Chiuso per vergogna”. In questo momento storico, il vero problema politico dell'Italia si chiama Pd, il partito mai nato che, pur di non farlo nascere, gli zozzoni hanno preferito ammazzarne i genitori nel letto. Ma fortunatamente, in un paese che ha dimenticato perfino di essere figlio della Resistenza, c'è qualcuno che il padre lo onora ancora. Si chiama Umberto Ambrosoli, e suo padre Giorgio ebbe la pessima idea di assumersi l'onere di liquidare la banca di Michele Sindona. L'amico del cuore di Giulio Andreotti, giunto al culmine di una rabbia sorda e feroce, lo fece ammazzare in mezzo alla strada come un cane rognoso. Anni dopo, durante una storica intervista, il senatore Giulio Andreotti, parlando di Giorgio Ambrosoli, disse: “Per dirla alla romana, Ambrosoli era uno che se l'andava a cercare”. Ieri, nel momento in cui il consiglio regionale della Lombardia rendeva omaggio a Belzebù, Umberto Ambrosoli si è alzato dalla sedia e, silenziosamente, è uscito dall'aula senza clamori, senza dichiarazioni al fulmicotone, mantenendo una dignità che i compagni di coalizione (il centrosinistra), dovrebbero imparare ad avere non solo quando si trovano a votare per Nitto Palma, ma per Formigoni, Capezzone, Cicchitto, La Russa, Totonno Razzi... 
Il governo LettaLetta è già in fibrillazione profonda. Non sappiamo se e quanto possano giovare alla sua tenuta, i due giorni di ritiro in abbazia previsti per il fine settimana. Quello che sappiamo è che Enrichetto, un giorno sì e l'altro pure, lo si può vedere aggirarsi dalle parti del Quirinale, con barba e baffi finti e il trench da Marlowe, in attesa che Giorgio lo chiami per gli ordini quotidiani. Non è un bello spettacolo, come non lo è la dignità violata degli italiani in questi pochi giorni di un governo nato morto.

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