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Umberto Ambrosoli |
Ma
parliamoci chiaro. Come si fa a pretendere che Rosaria Capacchione
voti Nitto Palma? Vabbè la logica dell'inciucione. Vabbè che
Napolitano ha alzato la voce e gli studentelli hanno fatto finta di
obbedire. Vabbè che Formigoni è stato eletto presidente della
commissione agricoltura (dopo i Caraibi, gli agriturismo, cambio di
destinazione ma non di metodo: vacanze a sbafo) e Capezzone (noto
economista), delle Finanze, ma quando i pidini si sono trovati a
dover votare per Nitto Palma, l'ex pm, guardasigilli e spalle di
Silvio, emanatore di leggi ad personam e intimo amico di Cosentino detto Nick 'o mericano,
non se la sono sentita. Rosaria Capacchione, la nota giornalista
anti-camorra, oggi senatrice del Pd, lo ha detto chiaro e tondo: “Se
voto Nitto Palma, io a casa non ci posso tornare”. Mentre Felice
Casson ha dichiarato: “C'è un limite a tutto”. Pronta e feroce
la reazione di Maurizio Gasparri: “Il Pd metta in riga i suoi
senatori, tutti sull'attenti con il libro e il moschetto, cazzo!”
Il senatore Gasparri (uno dei miracolati di Gianfranco Fini e non
della madonna di Lourdes), forse ha dimenticato che nel Pd ci sono
101 zozzoni che votano come gli passa per la testa, anche se quegli
stessi zozzoni, Nitto Palma lo avrebbero votato sicuramente, vero
Baffetto? Ma continuiamo a parlarci chiaro. Dopo aver contribuito ad
eleggere il Celeste, Daniele Mezzacapa e Gnazio La Russa alla giunta
per le autorizzazioni a procedere, che grande danno avrebbe fatto
Nitto Palma? Questo, da parte dei pidini, ci è sembrato un rigurgito di
dignità che non ha ragione di esistere, soprattutto ora che i
sondaggi li danno al 29 per cento contro il 34 del Pdl. Silvio sa di
avere in mano il pallino, può giocarselo come e quando vuole e come
meglio ritiene. Sa che dall'altra parte è in corso una lotta
intestina per il potere da far paura. Sa che il M5S più del 26 per
cento non potrà mai prendere, a meno che l'elettorato del Pd non
decida per una conversione a tutto campo. Sa che in nome della
governabilità (di qualche poltrona e della pensione), questi quattro impallinatori
di piccioni amici e compagni in volo, sono disponibili a rinnegare
anche la mamma. E Silvio ci sta giocando come il gatto con il topo,
sapendo che basterà attendere che il topo esca dalla tana per farne
scempio. Ancora una volta il Pd naviga a vista. Non sa dove andare e
soprattutto con chi. L'anima di sinistra è in rivolta, quella di
centro soggiace, quella di destra (D'Alema, Violante, Renzi&Co.)
trama nell'ombra. Matteuccio non vuole fare il segretario ma il
responsabile dell'organizzazione, lui sì che ha capito tutto e ha
capito, da avvezzo all'uso improprio della politica, che il consenso
interno si guadagna avendo in mano tessere, tesserati e circoli,
anche quelli che hanno abbassato la saracinesca affiggendo il cartello: “Chiuso per
vergogna”. In questo momento storico, il vero problema politico
dell'Italia si chiama Pd, il partito mai nato che, pur di non farlo
nascere, gli zozzoni hanno preferito ammazzarne i genitori nel letto.
Ma fortunatamente, in un paese che ha dimenticato perfino di essere
figlio della Resistenza, c'è qualcuno che il padre lo onora ancora.
Si chiama Umberto Ambrosoli, e suo padre Giorgio ebbe la pessima idea
di assumersi l'onere di liquidare la banca di Michele Sindona.
L'amico del cuore di Giulio Andreotti, giunto al culmine di una
rabbia sorda e feroce, lo fece ammazzare in mezzo alla strada come un
cane rognoso. Anni dopo, durante una storica intervista, il senatore
Giulio Andreotti, parlando di Giorgio Ambrosoli, disse: “Per dirla
alla romana, Ambrosoli era uno che se l'andava a cercare”. Ieri, nel
momento in cui il consiglio regionale della Lombardia rendeva omaggio
a Belzebù, Umberto Ambrosoli si è alzato dalla sedia e,
silenziosamente, è uscito dall'aula senza clamori, senza
dichiarazioni al fulmicotone, mantenendo una dignità che i compagni
di coalizione (il centrosinistra), dovrebbero imparare ad avere non
solo quando si trovano a votare per Nitto Palma, ma per Formigoni,
Capezzone, Cicchitto, La Russa, Totonno Razzi...
Il governo LettaLetta è già in
fibrillazione profonda. Non sappiamo se e quanto possano giovare alla
sua tenuta, i due giorni di ritiro in abbazia previsti per il fine
settimana. Quello che sappiamo è che Enrichetto, un giorno sì e
l'altro pure, lo si può vedere aggirarsi dalle parti del Quirinale,
con barba e baffi finti e il trench da Marlowe, in attesa che
Giorgio lo chiami per gli ordini quotidiani. Non è un bello
spettacolo, come non lo è la dignità violata degli italiani in
questi pochi giorni di un governo nato morto.
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