Come
la fiction su Totò Riina. Tale e quale. Il capo dei capi è
stata la più grande fanfaronata sulla mafia che si sia mai vista in
tv. Mascherata da pseudo analisi sociologica, il tono con il quale la
fiction trattava la vicenda umana della “bestia” (una palese
contraddizione in termini) di Capaci, di Via D'Amelio, di Via dei
Georgofili, era improntato alla commiserazione giustificativa di
un'infanzia, un'adolescenza e una giovinezza trascorse fra fame e
violenza. In poche parole Totò Riina era diventato Totò Riina
perché in giovinezza gli avevano dato le tottò sul culetto dopo
aver rubato la marmellata. “Comprensivista” fino al disgusto,
quella fiction grida ancora vendetta al cospetto di Falcone, di
Borsellino e di quell'esercito di servitori dello Stato diventati
carne da macello nelle mani del boss dei boss. Il tono della
trasmissione di ieri sera su Canale5 è stato lo stesso. Comprensivo,
assolutorio, giustificativo, adulatorio, ingannevole, subliminalmente
fuorviante. Per l'occasione, Silvio ha perfino aperto alle telecamere
i luoghi segreti della sua residenza. Dopo aver tolto accuratamente
il palo della lap dance, le luci della discoteca scambiate con
candele al profumo di rosa, il guardaroba con le divise da
infermiera, poliziotta, suora e giudice, le telecamere hanno mostrato
il salotto buono di casa Berlusconi, quello in cui, ogni quindici
giorni, la compagnia di giro si riuniva per ascoltare le barzellette
sconce del Dux, le storie con Putin e Bush, rivedere i filmati dei
suoi discorsi e i viaggi all'estero, il cucù alla Merkel, il
“vuauh!” a Michelle Obama, il baciamano a Gheddafi (salvo
prenderlo per il culo per il profumo di lavanda che emanavano gli
arti del dittatore libico) e le slide dei leader della sinistra che
in questi anni Silvio ha fatto fuori. Forse accadeva anche che le
immagini eccitassero un po' non solo la fantasia del padrone di
casa, ma anche qualche altra parte del suo corpo in disfacimento, e
allora capitava che una mano sfiorasse un culo o una tetta, ma sempre
per sbaglio, così, tanto per giocare un po'. Insomma, la
trasmissione di ieri sera, alla vigilia della requisitoria di Ilda
Boccassini sul processo Ruby, è stato un colossale spot auto-assolutorio, un modo per dire alla gente: “Questa è la realtà. Non ho
fatto nulla. Sono un perseguitato. Io vi ho fatto vedere tutto, la
Boccassini cosa potrà mai mostrarvi se non il nulla?” E la gente
gli crede. Il 30 per cento dell'elettorato gli crede ancora e,
assurdità galattica, ancora lo vota. Ma mica finisce qui. In attesa
della requisitoria della giudice, gli house organ sono scesi
pesantemente in campo con una campagna di disinformazione come non la
si era mai vista. E sono arrivati al punto in cui hanno elaborato la
teoria che l'unico che ama e rispetta le donne è Silvio, perché
quelli, e quelle, della sinistra, le donne le disprezzano e basta.
“Donne che odiano le donne”, ha titolato oggi il Giornale,
parlando della presunta aggressione verbale di Laura Boldrini contro Paola Ferrari, dell'accanimento di Ilda Boccassini nei confronti di
Santa Maria Goretti-Ruby e degli insulti dei manifestanti anti-Silvio
di Brescia contro la Santanchè e la Brambilla. Il fatto è, senza
fare battute fuori luogo, che se uno può dare del “testa di cazzo”
a Brunetta, non si capisce la ragione per la quale non possa farlo
nei confronti di, una a caso, Daniela Santanchè. Ma che bisogna
premettere “signora”? Alla fine sempre di testa di cazzo si
tratta, signora o meno.
Come il PD riesca a governare con simili
figuri non si sa. I tempi che viviamo ci stanno insegnando che la
dignità è veramente una gran puttana, perennemente in vendita al
miglior offerente. Se n'è accorto anche Vito Crimi che sempre ieri, da
Lucia Annunziata, ha accusato apertamente Silvio di eversione. “La
manifestazione di Brescia – ha detto Crimi – è stato un vero e
proprio atto eversivo”. Forse questa è la ragione per la quale i
grillini bresciani, insieme ai giovani dei centri sociali, hanno
pensato che occorreva farlo sapere anche a Silvio. L'uscita
improvvida di Berlusconi sulle analogie fra il suo caso e quello di
Enzo Tortora, ha indignato la mezza Italia che sa e che ricorda.
Purtroppo quello che Silvio ha detto di Tortora non può essere
derubricato a battuta, perché fa parte di una comunicazione
pianificata scientificamente a tavolino, che prevede il ricorso
all'uso della menzogna pura, purché lo si faccia per primi. E Silvio, in
questo, è di una bravura diabolica. Sull'elezione di Guglielmo
Epifani alla segreteria del PD, non diciamo nulla anche se, dopo aver
visto D'Alema presente alla Fiera di Roma, abbiamo capito da dove venisse quel 15 per
cento di voti assembleari mancanti per l'unanimità. C'è da
segnalare che anche ieri, da più parti, comprese le magliette degli
“Occupy PD” è salita forte la richiesta di conoscere i nomi dei
101 zozzoni. Risposta non pervenuta. Che uomini, gli zozzoni del PD.
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