La
notizia è di quelle che colpiscono, considerato che viene
all'indomani della reazione feroce di Silvio alle contestazioni di
Brescia. Durante quella specie di comizio-golpe, Berlusconi aveva
detto: “Se qualcuno pensa di intimorirmi, sbaglia, perché io sono
qui e intendo restarci”. Circondato dai suoi, ma soprattutto da un
cordone “sanitario” di poliziotti e carabinieri da “Duomo di
Milano in miniatura”, il Cavaliere ha tenuto botta, ma poi, nel
chiuso delle sue stanze, è venuta fuori tutta la paura che quei
fischi e quegli insulti, avrebbero scatenato in ogni essere umano
dotato di capacità di discernere neppure troppo elevata, standard,
diremmo. Così, per non essere la causa del “morto che ci scappa”,
Silvio ha deciso, per il momento, di sospendere i comizi, tutti i
comizi, quelli previsti per le prossime amministrative e quelli ben
più “politici” della lotta alle toghe rosse. Lo ha detto Denis
Verdini, uno che basta guardarlo in faccia per iniziare a tremare, il
che è tutto dire. Evidentemente, quello che è successo a Brescia
deve aver colpito Silvio nel profondo, e non solo lui. Nonostante il
ghigno e i gesti di sfida, Formigoni e Brunetta, accolti al grido di
“ladro” e “coglione”, hanno passato un bruttissimo quarto
d'ora, e lo stesso è successo alla signora Santanchè che si è
sentita dare solo della “puttana”. Il fatto è che ieri sera, le
immagini rilanciate da Servizio Pubblico, sono essenzialmente servite
ad avvalorare la tesi che a Brescia non si sono fronteggiate due
fazioni politiche, ma due generazioni, non il M5S e Sel contro il
Pdl, ma i titolari di una rendita qualsiasi contro chi non riesce ad
avere in tasca neppure i soldi per un BigMc. E l'aria che si respira
è quella di una rivolta che non finirebbe con il lancio di monetine,
ma solo perché le monetine non ci sono. In ballo non c'è
l'abrogazione dell'Imu ma la tenuta sociale del paese, concetto che
sfugge sia a Berlusconi che a questo governo di “pacificazione”
nato per diporto. Un primo effetto positivo, comunque, il governo
LettaLetta lo ha avuto e ancora una volta, solo per le casse di
Silvio. Dopo la “pacificazione”, le imprese del Cavaliere hanno
aumentato il loro valore del 43 per cento, fatto che ha portato nelle
casse di Mediaset qualcosa come 88 milioni di euro e nel momento in
cui si parla di tagli, di “uscite protette” di lavoratori, e
dell'intenzione di Silvio di vendere “Premium”, la pay tv in
perdita secca. Le azioni Mediaset, insomma, sembrano uno yoyo, su e
giù seguendo la carriera politica del fondatore e unico
proprietario, nonostante gli incarichi ai figli, agli amici, agli
amici degli amici. Se poi come si ventila, dovesse essere nominato
senatore a vita da Napolitano come ringraziamento per aver salvato il
paese dalla catastrofe, c'è il rischio che Piazza Affari chiuda per
eccesso di rialzo. Così, mentre Silvio veleggia tranquillo nel mare
in bonaccia della pacificazione, quel monello di Zanda cerca di
disturbarlo almeno con un refolo di vento, e ritira fuori dal suo
cilindro il coniglio bianco della ineleggibilità del Re, vero leit
motiv della campagna elettorale del senatore del PD. Ovviamente la
bufera non si è scatenata su Silvio ma sul povero Zanda, che si è
visto preso a male parole non solo da quelli del Pdl, che ormai
starnazzano e basta, ma anche dai suoi stessi amici e compagni di
partito, D'Alema in testa (ma in silenzio). A fianco di Zanda, si è schierato compatto il M5S che, attraverso i suoi
portavoce, ha dichiarato all'unisono: “Bene, quando votiamo, ieri?”
La Porcellum finisce sotto la lente d'ingrandimento della Corte
Costituzionale. I giudici, finalmente, hanno deciso di buttarci
un'occhiata, di andare a vedere se per caso, quella troiata
legislativa non abbia dei motivi di contrasto con quanto stabilito
dalla nostra Costituzione. Ma la cosa che ci ha fatto enormemente
piacere, è sapere che i giudici, per un chek-up completo della
Porcellum, impiegheranno non meno di 6/7 mesi. Quelli del Pdl sono
felicissimi. Sono loro, infatti, gli strenui difensori della legge porcata, dalla quale hanno tratto, a oggi, i maggiori benefici. Se
si dovesse tornare a votare a ottobre, i pidiellini vorrebbero farlo
ancora con la summa del pensiero di Calderoli. E si sa, chi lascia la
strada vecchia...
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