Ricordate
quando c'era la DC? Succedevano le stesse cose che accadono oggi.
Fuori dal governo, che sembra essere protetto da una campana di vetro
sottovuoto, si scatena l'ira diddio. A quei tempi andava di moda il
pentapartito, una formula che per qualche anno funzionò perché i
partiti che lo componevano erano rappresentati spesso anche
all'interno della Balena Bianca, forza di maggioranza e opposizione
contemporaneamente, un miracolo di bizantinismi all'ennesima potenza.
Sui giornali dilagavano le polemiche (sempre comunque dentro i giusti toni
della incomprensibile dialettica politica), fra i repubblicani e i
socialdemocratici, i socialisti e i liberali, mentre la DC, saldamente
al potere, osservava sorniona tutto il putiferio mediatico che le
accadeva intorno. LettaLetta sembra ripercorrere esattamente la
strada che fu di Rumor e di Andreotti, del corregionale Fanfani e di
Arnaldo Forlani, tutti statue di sale che nessun vento smuoveva e
nessun temporale scioglieva. Così, oggi, “Renzie” (la rubo a
Beppe Grillo) può permettersi di mettere il peperoncino nel didietro
del governo; Brunetta, di minacciare al primo soffio di vento,
l'uscita dalla maggioranza; Veltroni, che ha perso tutte le elezioni,
di fare l'ideologo del rinnovamento della sinistra; D'Alema, in cerca
di un posto di lavoro, di sfasciare tutto quello che gli capita a
tiro; Galan, miracolato, di invocare i matrimoni gay facendo dar di
matto a Gasparri; la Santanchè, di guidare il Pdl tentando in tutti
i modi di far secco o' segretario Schiattamuort, e via dicendo,
fino agli show degli eterodossi Barca, Civati, la Finocchiaro, che se
potesse impiccare Renzie lo farebbe e che sta sempre più incazzata,
Bondi, Bersani, Marchini, i dissidenti dei 5S, la “merda” lombardiana della
spia grillina, lo stesso Rodotà diventato improvvisamente un nemico pubblico
ottantenne rincoglionito miracolato dal web, e la signora
Gabanelli, nota stipendiata in Rai dal PD. A fronte di tanto casino, che in questo momento sta proponendo il più imponente
riposizionamento politico nella storia d'Italia, qualcuno di voi ha
visto muoversi una palpebra di LettaLetta? Il presidente del
consiglio è lì. Immoto. Una sfinge. Non si scompone manco se uno
gli da del “nipote a vita”. Un muro di gomma. Una statua di cera
del museo di Madame Tussauds. “Dite, fate, agitatevi – dice
Enrichetto – tanto al resto, penso io”. Ma a parte i pidini, che
per un posto al sole venderebbero la mamma, chi sta rischiando
seriamente di sottoporre i suoi militanti e simpatizzanti alle cure
perpetue di un analista, è Beppe Grillo. Il M5S è arrivato
all'assurdo che i parlamentari vengono convocati in assemblea per
discutere le posizioni del Capo. Grillo sul suo blog scrive, e a Roma,
deputati e senatori, dopo che Beppe ha scritto, si riuniscono per
decidere se va bene oppure no. Ma non potrebbero concordare una
posizione comune prima? Anche perché se uno prova a dire di essere
in disaccordo con il Capo, si becca come minimo un vaffanculo colossale.
Scaricato Rodotà, che signorilmente non risponde, scaricata Milena
Gabanelli, che continua a preferire il suo lavoro, dato dei morti e
degli affamatori a tutti, seguendo un copione che inizia francamente
a stancare, Beppe sta cercando di serrare le fila del suo Movimento
con le minacce, una prassi che, come tutti sanno, premia nel breve
termine ma che, a lungo andare, provoca sconquassi. Eppure Beppe
parte da posizioni sacrosante. A lui non manca la capacità di
analisi, è la sintesi a essere completamente assente, cosa che gli
fa combinare disastri uno dopo l'altro. Compreso l'aver adottato
quello strano figuro che imperversa su tutte le reti televisive, e
che da molti viene indicato come l'ideologo del M5S. Stiamo parlando
proprio di lui, dell'emerito professor Paolo Becchi, filosofo del
culo, che alla Zanzara di Radio24 ha detto: “In Italia non puoi
guardare il culo a una ragazza, che ti accusano di femminicidio. Eh
sì – ha proseguito Becchi allupatissimo – ti accusano di
femminicidio perché ti sei fatto chissà quali idee e invece ti
piace proprio il culo. Capita a tutti di vedere il sedere delle
signorine, non faccio niente di male”. Così parlò l'ideologo.
Onestamente, alle sue argomentazioni sul culo (senza peraltro nessuna
base né estetica né erotica), continuiamo a preferire
quelle di Tinto Brass, l'unico vero filosofo del fondoschiena che
l'Italia abbia mai avuto.
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