Ormai
siamo costretti a elencare. Un po' come la lista della serva, un po'
come il vecchio contrappello in caserma. Non si può e non si deve
tacere. Non si può e non si deve far finta che nulla sia successo o
peggio, accada.
Porcata
numero 1. Silvio è incazzato nero con i manifestanti di Brescia:
quelli del “pidocchio” e del “ladro” e della “puttana”.
Così fiero e arrogante sul palco, così poco Cuor di Leone quando i
riflettori si spengono, Silvio proporrà, attraverso gli Spic&Span
di turno, una legge che preveda il carcere duro, a pane e acqua e
scosse elettriche nei testicoli, per chi disturberà i suoi comizi
elettorali, una legge insomma, ad orationem Silvio, che punirà
ferocemente tutti coloro che gli grideranno “in galera”. Questa
volta Berlusconi sa che la piazza è inferocita, e che contare solo
sulla prestanza fisica di quelli di Casa Pound non basta. Allora le
forze dell'ordine dovranno fare il loro dovere, che come tutti sanno,
non è solo quello di accompagnare e proteggere le mignotte che vanno
ad Arcore o a Palazzo Grazioli.
Porcata
numero 2. La Porcellum non si tocca. L'unica cosa che si potrà fare
è quella della soglia del 40 per cento per usufruire del “bonus” di maggioranza. Siccome nessuno, in queste condizioni, lo raggiungerà
mai, si tornerà di fatto al proporzionale. Ma quello che Silvio teme
di più, è il doppio turno, la possibilità che gli elettori tornino
a scegliere il deputato o il senatore espressione del loro
territorio. Non poter “nominare” come accade ora con la
Porcellum, i rappresentati di se stesso prima che del popolo, Silvio
la trova un'aberrazione. Verrebbe a mancare cioè, quel potestate situm, che ha fatto la fortuna del Capataz ricattatore unico e
insindacabile. Ecco, ora gli italiani sanno chi non vuole cambiare la
legge elettorale targata Calderoli, e perché.
Porcata
numero 3. Tornato in auge grazie agli amici del cuore del PD che lo
vogliono battere sì ma alle elezioni (un “sciogno”, un pio
desiderio), Silvio è tornato a mettere sul piatto della bilancia il
suo riacquisito potere. E da dove iniziare se non dalla Rai?
Berlusconi vuole, a stretto giro di nomine, il nuovo direttore
generale (Masi non bastava) e la direzione del TG2. Seguendo i
vecchi schemi del craxismo, Silvio vuole tornare al manuale Cencelli
delle nomine Rai e, sapendo di non avere (per il momento) la
maggioranza relativa, sa anche di non poter puntare al TG1 né al
TG3, Telekabul per definizione. Chi credeva che fosse cambiato
qualcosa, farà bene a guardarsi intorno, non è cambiato nulla, solo
un democristiano di ferro al comando, peraltro tenuto accuratamente
sotto ricatto.
21
anni fa la coppia Riina-Brusca faceva saltare in aria l'auto di
Giovanni Falcone e di Francesca Morvillo. Due mesi dopo, lo show si
ripeteva con Paolo Borsellino. Ventimila ragazzi di tutte le scuole
d'Italia, si ritrovano oggi a Palermo per “ricordare”, per “non
dimenticare”. Ogni parola in più spesa per il giudice antimafia
per antonomasia, potrebbe sembrare l'ennesimo necrologio. Fra le
tante frasi pronunciate in vita da Giovanni Falcone, ce n'è una che
ci è rimasta impressa: “Mi hanno messo una bomba davanti casa –
diceva il giudice – e se non è esplosa, la colpa è stata mia”.
È morto Andrea Gallo. Chiamarlo “don” ci sembra riduttivo. Lo si
può definire in mille modi ma non si potrà mai dire che sia stato
un pusillanime. Sempre e comunque dalla parte degli ultimi, don Gallo
è stato l'amore per il prossimo fatto persona. Anche nel suo caso,
spendere una parola in più ci sembrerebbe di entrare nell'agone dei
necrologisti e noi, i necrologi, non li sappiamo scrivere. Per
assurdo, però, ci piace parafrasare Giovanni Falcone: “Il signore
mi ha messo una bomba chiamata vangelo davanti la porta di casa. Di averlo scritto, sono stato incolpato io”.
Max, che succede? latino maccheronico, refusi.... sei stanco? non è da te...
RispondiEliminama come, non lo sai, lettore anonimo, che sono un bluff?
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