Diciamolo
francamente, l'introduzione dell'Imu, concepita come l'ha concepita
Mario Monti, è stato un dramma. Psicologico ed economico.
Psicologico perché gli italiani si sono sentiti vessati,
turlupinati, fraudolentemente attaccati nell'unico bene (la prima
casa, ovviamente) ottenuto dopo una vita di sacrifici e un mutuo
perenne. Economico perché, il balzello si è dimostrato di una
onerosità insopportabile da chi vede il proprio stipendio fermo
da cinque anni, da chi ha perduto il posto di lavoro, da chi è
esodato, da chi ha in mano solo un contratto co.co.co, da chi è
pensionato al minimo. LettaLetta dice che quando Monti ha introdotto
“la vergogna”, la situazione dell'Italia era al collasso, e che
quindi è stato inevitabile mettere le mani in tasca ai “certi”,
ai redditi fissi. Peccato che gli unici italiani che hanno (e pagano)
la crisi, siano proprio, e solo, i cittadini con reddito fisso,
mentre gli altri hanno fatto ricorso ai soliti “spalloni” e ai
castelletti estero su estero. L'Imu, inutile negarlo, ha depresso un
intero popolo che già si era visto alzare l'aliquota Iva anche sui
beni di prima necessità, con la conseguenza che i macellai e i
pescivendoli si sono ritrovati con un mercato contratto, e con
consumatori che hanno rinunciato alla carne e al pesce considerandoli
beni di lusso. Nessun contraccolpo, invece, per il mercato degli
smartphone, e questo resta un mistero gaudioso. Insomma, gli italiani
preferiscono non mangiare, piuttosto che privarsi degli smartphone e
dei tablet che, notoriamente, soddisfano lo stomaco come e meglio di
una fiorentina o di una frittura di scoglio. Ma come sempre avviene
nel nostro paese, c'è chi, pur avendo, decide di non dare. Pur
potendo permettersi il pagamento dell'Imu e dell'aumento dell'Iva,
trova disdicevole dare allo Stato ciò che lo stato chiede, anzi
pretende. Come considerare altrimenti l'attacco furibondo di Renato
Brunetta nei confronti dell'Imu, se non una scappatoia per non
versare i 5500 euro di imposta solo sulla sua abitazione romana, e non
tenendo in considerazione le altre case e ville che ha in Italia?
Tutti gli altri membri del governo non è che stiano messi male. E,
anche se al top della classifica c'è Renatino, un risparmio che va
dai 2000 ai 5000 euro l'anno non farebbe schifo a nessuno. Così,
mentre i pidiellini si battono come leoni per abrogare l'imposta
almeno sulla prima casa, dal Pd rispondono che è solo un problema di
aliquote e di maggiori detrazioni, da portare dai 200 euro previsti
attualmente, ai 600 per il futuro. Fatti due conti (il tabellino è
pubblicato per intero sul Fatto.it), una maggiore detrazione
agevolerebbe le famiglie con basso reddito, lasciando praticamente
immutato il balzello per quelle con reddito più alto, ma agli
abbienti questa piccola riforma non va giù, loro, che possono, non
vogliono dare. Loro, gli abbienti, sono quelli che se sentono parlare
di “patrimoniale”, mettono mano alla pistola e non al portafogli.
Soldi, maledetti soldi.
Beppe Grillo è stato messo in minoranza. I
parlamentari 5S, non voglio restituire allo stato la parte non
giustificata degli 8000 euro di rimborsi accessori e forfettari
previsti dai regolamenti delle camere. Forse per evitare di
rimetterci dopo uno scippo, o lo smarrimento della borsetta, i
grillini pensano che in questo modo si possano mettere al riparo da
eventuali incidenti di percorso. Parliamoci chiaro, i grillini, per
cinque anni, sono già stati condannati al voto del silenzio, a
mangiare nei fastfood, a bere acqua minerale liscia, a dormire dalla
Caritas e a spostarsi in metropolitana, una vita che neppure il più
candido degli eremiti vorrebbe per sé, figuriamoci una banda di
ragazzotti con il testosterone a mille e gli ormoni in fibrillazione.
Beppe parla bene, lui se ne sta nella sua villa di Genova, si muove
in Suv, prende gli aerei, incassa un fottio con i clic sul blog e la
vendita online dei suoi scritti, che cazzo gliene frega se un
parlamentare è costretto a una vita monacale e a presentare anche lo
scontrino per un caffè e cornetto? I ragazzi hanno ragione,
probabilmente questa sarà per loro un'esperienza irripetibile,
perché renderla un incubo non si capisce. A proposito di Suv. Gli
ultimi dati sulle immatricolazioni, parlano del crollo del mercato
delle auto di lusso. Un flop da 100 milioni di euro che il governo di Mario Monti, a buon diritto, può allineare con orgoglio nella sua
bacheca dei trofe, insieme al sangue e alle lacrime. E continuiamo a
chiederci come cazzo facciano 32 milioni di italiani a essere in
possesso di uno (o più) smartphone con internet tutto compreso.
Mistero glorioso.
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