Calma
signori, calma. Il fatto che la UE ci abbia tolto dal girone dei
dannati, non implica stappare per forza lo champagne e fare festa.
Perché ormai da parecchio tempo, la UE non fa regali all'Italia,
diciamo da quando Silvio ha iniziato a dar di testa fra “kapò” e
“culone inchiavabili”: questione di stile. Non si può brindare
perché, se è vero che si potrà sbloccare qualche miliardo per far
ripartire micro-cantieri e parecchie altre attività e servizi, è
anche vero che la UE ha posto il vincolo della tenuta sotto controllo
dei conti. Saccomanni è stato chiaro: “Abbiamo raggiunto un ottimo
risultato, ma non è detto che l'IVA non aumenti”. Come si può
facilmente immaginare, l'aumento dell'IVA è un altro macigno sulla
strada della ripresa dei consumi, e il sentirsi ancora sotto tutela,
più che una sensazione è un dato di fatto certificato. LettaLetta
ha ringraziato pubblicamente Mario Monti e tutti gli italiani per
l'uscita dalla procedura d'infrazione della UE, denotando un
ottimismo che da un po' non aleggiava sui cieli italioti. E siccome
il PD sembra un partito fatto apposta per non godere neppure un
attimo di fatti positivi, ecco che Renzi, preoccupatissimo che il
governo del suo amicone e corregionale Enrichetto possa durare a
lungo, ha iniziato (tramite terzi) a mettere ostacoli sul cammino del
nipote per antonomasia. Giustissima nella sostanza, improvvida nella
forma politica, la proposta di legge tendente a riesumare il
Mattarellum, fatta dall'onorevole renziano Roberto Giachetti,
ha spaccato ancora una volta il PD. La mozione, che arriva dopo un
lavoro di fino fatto dai rappresentati del PD e del Pdl per trovare
un accordo su una nuova legge elettorale, ha agitato di brutto le
acque governative. Il Pdl, se qualcuno non lo avesse ancora capito,
punta decisamente al mantenimento del Porcellum. Berlusconi è
convinto da sempre che le votazioni siano una specie di “o la va o
la spacca”, per cui chi vince prende il piatto (come a poker) e chi
perde sta quattro anni in panchina. E la convinzione di Silvio si è
fatta ancora più forte dopo le ultime elezioni che, pur avendole
perse, gli hanno comunque regalato un ruolo che mai si sarebbe
aspettato, quello dello strizzatore di palle altrui, dopo che per
anni le Olgettine le hanno strizzate a lui. Che l'ispiratore della
proposta Giachetti (appoggiata da Sel, dal M5S e da una piccola parte
del PD), sia proprio il sindaco di Firenze, lo fanno capire le
dichiarazioni rilasciate ieri da Renzi, subito dopo il diniego di
Giachetti all'invito di ritirare la mozione. Matteo ha detto: “Ho
una preoccupazione. Che il governo e la maggioranza rinviino troppo,
giochino di rimessa, facciano melina. Non vorrei che il governo delle
larghe intese diventasse il governo delle lunghe attese... decidano
perché con il Porcellum non si va da nessuna parte”. Poi, Matteo
ha aggiunto: “I democristiani erano persone serie, ma una parte di
liturgia democristiana in questo governo, è un tantino eccessiva.
Ora diamoci una mossa”. Inutile dire che dopo la dichiarazione di
Renzi, c'è stato un fitto scambio di sms tra lui e LettaLetta, nei
quali il premier scriveva a Renzi di darsi una calmata e Renzi gli
ribadiva di muovere il culo. Voci malevole dicono che gli sms siano
stati inviati anche a Silvio per conoscenza, ma di ciò non si hanno
prove certe. La cosa buffa, perché con Brunetta capogruppo alla
Camera di cose buffe ne accadono parecchie, è stata che Renatino
subito dopo la presentazione della mozione Giachetti, ha rilasciato
una dichiarazione nella quale diceva: “La proposta di tal onorevole
Giachetti è eversiva”. Tralasciando il cuneo di penetrazione della
lingua italiana in Brunetta, bisognerebbe far notare all'onorevolino
che di eversivo, finora, ci sono state solo le due proposte di legge
del senatore Luigi Compagna e del senatore Francesco Nitto Palma, la
prima pro-Dell'Utri, la seconda pro-Silvio. Il resto è solo uno
stato di democristiana ordinarietà. Mamma mia la Lega! Non se ne
parla più. È implosa. Vittima delle tante anime e delle corna
vichinghe bandite a Pontida. Bossi, all'indomani delle ultime
amministrative, è sbottato: “Maroni faccia un passo indietro –
ha detto il Senatur – vuole fare tutto lui, il segretario, il
governatore della Lombardia, i comizi, l'esperto di pietre preziose,
il portiere di via Bellerio, l'autista di Berlusconi. E che cazzo,
ceda qualcosa anche agli altri”. Umbertino da Giussano ha poi
aggiunto: “Quando c'ero io la Lega era unita, ora non si capisce
più una mazza. Il Trota è spaesato e ha iniziato a tifare per
l'Italia, questo non posso sopportarlo”. Ridotta a prefisso
telefonico, la Lega ha perso in tutte le città che governava e sta
aspettando con ansia la prossima fornitura di bistecche d'orso per un
barbecue riconciliatore. Sui risultati delle elezioni amministrative,
l'analisi di Beppe Grillo sul suo blog, è correttissima. I numeri
dimostrano in maniera inequivocabile il declino dei partiti. Tutti,
dal 2008 a oggi, hanno perso un fottio di voti e l'emorragia non è
destinata a fermarsi in tempi brevi, anzi. Quello che però Grillo
non dice, o lo dice estremizzando le metafore, è che il M5S non ha
vinto una beneamata minchia, altrimenti sarebbe schizofrenico dire di
aver trionfato dopo il dimezzamento dei voti. Lo sappiamo, in questo
momento Beppe deve tenere unito il Movimento, scaldare i cuori, si
diceva una volta della funzione dei comizi elettorali. Ma Grillo i
cuori non li scalda più, accentua la rabbia (sua personale e di
Casaleggio) e gioca su un mare di macerie anche con un certo cinismo.
Che stia sbagliando, glielo hanno detto perfino Asor Rosa e Rodotà,
non sospettabili di collateralismi governativi, ma Beppe, quando gli
toccano il giocattolo, da fuori di matto...
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