In
queste ore (solo un piccolo appunto per non dare sempre torto a Beppe
Grillo sulla “querelle stampa”), la Guardia di Finanza di Taranto sta procedendo a una serie di arresti eccellenti. È stato sottoposto
a custodia cautelare il presidente della provincia, Giovanni Florido,
accusato di concussione. Ai domiciliari sono stati lasciati l'ex
assessore all'ambiente, Michele Conserva e l'ex segretario, Vincenzo
Specchia. Al quarto destinatario, Girolamo Archinà, responsabile
delle relazioni istituzionali dell'Ilva, il provvedimento è stato
notificato in carcere. Letto il “lancio” su Repubblica, abbiamo
cercato di capire a quale area politica appartenesse il presidente
della provincia, ma senza risultato. Ci ha dato una mano Wikipedia,
così abbiamo appurato che Florido è un ex DS, attualmente PD, retto
da una maggioranza che va dal PD all'Udc, passando attraverso l'Idv,
Io Sud, Rifondazione Comunista, Verdi, Sinistra Unita e chi più ne
ha, ne metta. L'accusa di concussione nasconde, in termini
giurisprudenziali, un reato gravissimo: aver svenduto l'ambiente. Ma
sui giornali della cosiddetta sinistra, del partito di Florido non si
fa cenno, seguendo in questo, paro paro, quello che i giornali di
destra fanno quando (spessissimo in verità) viene beccato qualcuno
dei loro. E allora, se Beppe qualche volta tuona contro i giornalisti
birichini, non ha tutti i torti. Anche perché il M5S viene attaccato
ogni giorno sia dai giornali di sinistra che da quelli di destra. Le
ragioni sono chiare (o no?). La sinistra teme che i 5S convoglino
tutti i delusi; quelli che hanno strappato la tessera; quelli che non
sopportano questo governo assurdo nell'essenza prima ancora che nella
sostanza; quelli che si sono cordialmente rotti le palle di Renzi e
di D'Alema e non hanno nessuna intenzione di smacchiare alcunché;
quelli che si sono stancati dei compromessi (storici e non) e
dell'enfant prodige, Guglielmo Epifani, che guida il partito in
attesa del bebè Chiamparino, il fan più sfegatato di Sergio
Marchionne. Dall'altra parte ci sono i “destri”, termine che non
abbrevia “destrezza” ma solo collocazione parlamentare, i quali,
convinti che a ottobre si voti, hanno iniziato una campagna
elettorale preventiva, visto che se davvero si andasse alle urne a
breve (le sentenze contro Silvio saranno in questo fondamentali), la
partita sarebbe a due, Berlusconi vs Grillo. E il nemico, come sanno
perfettamente i divulgatori della telefonata Fassino/Consorte, si
combatte prima, praticamente nella culla. Al di là dei toni e delle
minacce, Beppe Grillo ha un mare di ragioni che qualche volta gli
andrebbero riconosciute, e che contribuiscono a farci pesare meno il
voto dato ad aprile. La più importante è quella legata proprio
all'ordine sociale, alla capacità dei 5S di riuscire a contenere
(per il momento) la rabbia di cittadini ansiosi di prendere il
forcone. Il M5S convoglia rabbia, lo sanno tutti, a partire da quelli
che hanno implorato “il comico” di non andare a Roma la sera
dell'elezione del presidente della repubblica. A Brescia, la
questione è diventata chiara, lapalissiana diremmo. Il fatto è che
non si sono scontrate solo due fazioni politiche contrapposte, ma due
generazioni, due modi di intendere la vita e la politica in maniera
diversa, due diverse esigenze di giustizia. Da una parte la giustizia
giusta, quella che si riappropria del presupposto che “è uguale
per tutti”, dall'altra una giustizia solo per i più forti, i
potenti, i corrotti e i corruttori evidentemente più furbi degli
altri e, quindi, da tutelare a prescindere. In atto non c'è solo un
conflitto generazionale di chi si è sentito scippato del futuro, ma
anche di coloro che sono stati buttati fuori dal mercato del lavoro,
di quelli che non avranno mai una pensione, dei pensionati al minimo
diventati clienti fissi delle mense della Caritas. Per costoro, Grillo
rappresenta l'ultima speranza, e se l'indignazione si ferma per il
momento ai fischi, non è detto che non possa trasformarsi a breve in
qualcosa di ben più terribile. Tempo fa, in ambienti insospettabili,
girava una specie di tacita chiamata alle armi. Qualche giornalista
un po' più attento se ne accorse e iniziò a scriverlo, ma restò
quasi un'impressione sottotraccia. La sensazione che Beppe sappia
perfettamente a che punto sia il fuoco sotto la cenere, è forse più
di una sensazione. Poi, si può giocare sulle ispezioni della Polizia
Postale alla Casaleggio Associati (e qui ci incazziamo da morire
perché il nostro furto di identità lo hanno archiviato senza aver
individuato i colpevoli), o sui rimborsi spese negati ai parlamentari
5S da un miliardario, ma resta forte la convinzione che senza il
Movimento di Grillo, oggi parleremmo di fatti molto più cruenti. E
nulla conta lo starnazzare di Brunetta in aula contro la Boldrini, e
nulla conta che Libero definisca la presidente della Camera
“inguardabile”. Dopo Fini e Casini e, ai suoi tempi la Pivetti,
parlare di presidenti inguardabili da parte dei giornali di destra ci
sembra davvero un affronto sì, ma all'intelligenza.
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