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domenica 12 maggio 2013

Silvio: “Io come Tortora”. E la piazza si scatena. Alla prossima manifestazione del Pdl ci scapperà il morto.


Il limite è stato superato. Continuare a manifestare contro la magistratura e le sentenze contrarie a Silvio, è diventato un fatto insopportabile. Colpisce e indigna il silenzio del PD. Colpisce e indigna il silenzio del Presidente della Repubblica. Colpisce e indigna, il silenzio del Presidente del Consiglio che vede il suo vice e i ministri del suo governo, manifestare contro un organismo autonomo dello Stato, una delle istituzioni più delicate. Ci voleva una ministra tedesca, Iosefa Idem, ieri sera da Fazio, a ricordarlo agli italiani distratti: “La costituzione garantisce l'autonomia della magistratura, non c'è altro da aggiungere”, ha detto le teutonica che ha molte più medaglie della Merkel
Il limite è stato superato perché ieri, a Brescia, abbiamo assistito all'ennesima caduta dell'impero berlusconiano e dei suoi generali. Non solo fischi, ma insulti e sberleffi, hanno accolto e accompagnato alle loro auto personaggi inguardabili, un gruppo di quacquaracquà che invece di vergognarsi, ha sfidato la gente con l'arroganza che ne ha sempre contraddistinto il passaggio sulla scena politica italiana. E i vari Formigoni, Brunetta, Gasparri, Santanchè, Brambilla lo fanno, se lo possono permettere, solo perché circondati da poliziotti e carabinieri che, ancora per poco, riescono a garantirne l'incolumità. Ieri, a Brescia, è andato in scena un vero e proprio psico-dramma, con Silvio che ha avuto la faccia (quella, pur liftata, non gli manca sicuramente), di paragonare le sue vicende a quelle di Enzo Tortora, omettendo colpevolmente di dire che Enzo Tortora, al contrario di lui, si è difeso “nei” processi, rinunciando perfino all'immunità di parlamentare europeo, pur di essere assolto “nel” processo. E tocca alla figlia di Tortora, Gaia, ristabilire la verità, dicendo chiaro e forte che Silvio, con suo padre, non c'entra una mazza. Ieri, a Brescia, si è superato il limite della decenza e della vergogna, che pure dovrebbero essere sentimenti umani. Ieri, a Brescia, si sono visti ancora una volta all'opera i manganelli che, come sempre, sono finiti sulle teste dei manifestanti, e non su quelle che dovrebbero essere le loro destinazioni finali naturali, le teste di cazzo violente. Perché i pidiellini, oltre che teste di cazzo strutturali, sono anche violenti nei loro messaggi di disprezzo e di alterigia. Ma si sa, più uno è nano e più s'incazza, e questo non è razzismo né denigrazione delle razze, è solo una presa d'atto della realtà. I nani ce l'hanno contro tutto e tutti ma, principalmente, contro la natura e il fato. Per cui se gli si da un po' di potere... caro, carissimo De Andrè
Oggi, a Spineto, all'ombra dell'abazia, andrà in scena un altro psico-dramma, quello di persone costrette a convivere sotto uno stesso tetto, quando si prenderebbero volentieri a mazzate. Non tutti, ovvio, perché LettaLetta, che non ha detto una parola sulla manifestazione di ieri, è ben lieto di avere per compagno di banco Angelino Alfano, detto anche o' schiattamuort
In compenso sempre ieri, a Roma, si è respirata, grazie a Nichi Vendola, un po' di aria di sinistra, perché dalle parti della Nuova Fiera l'aria era completamente diversa, più somigliante a quella delle assisi della Balena Bianca che non a un'assemblea di quello che dovrebbe essere il popolo della sinistra per vocazione. Il PD ha finalmente il suo segretario. Guglielmo Epifani ha raccattato l'85 per cento dei voti del parterre, ma solo perché D'Alema era impegnato a Barcellona e si sa, quando il gatto non c'è, i 101 zozzetti ballano. Dove vada questo PD fino a ottobre non si sa. Quello che è certo è il fatto che a Epifani tocca un lavoro al limite del proibito. Novello Stakanov, Guglielmo dovrà convincere nei prossimi mesi quelli che hanno strappato la tessera del suo partito a rincollarla, almeno con lo scotch. Non è detto che ce la faccia, ma da ex segretario della CGIL, abituato a dialogare con le tute blu, il compito non lo spaventa. 
Grande lezione da Piergigi Bersani, che da segretario uscente, nel suo brevissimo discorso di apertura, ha detto: “In politica funziona così: si vince insieme, si perde da soli”. Non solo in politica, Gigi. Fidati.

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