Il
limite è stato superato. Continuare a manifestare contro la
magistratura e le sentenze contrarie a Silvio, è diventato un fatto
insopportabile. Colpisce e indigna il silenzio del PD. Colpisce e
indigna il silenzio del Presidente della Repubblica. Colpisce e
indigna, il silenzio del Presidente del Consiglio che vede il suo vice
e i ministri del suo governo, manifestare contro un organismo
autonomo dello Stato, una delle istituzioni più delicate. Ci voleva
una ministra tedesca, Iosefa Idem, ieri sera da Fazio, a ricordarlo
agli italiani distratti: “La costituzione garantisce l'autonomia
della magistratura, non c'è altro da aggiungere”, ha detto le
teutonica che ha molte più medaglie della Merkel.
Il limite è stato
superato perché ieri, a Brescia, abbiamo assistito all'ennesima
caduta dell'impero berlusconiano e dei suoi generali. Non solo
fischi, ma insulti e sberleffi, hanno accolto e accompagnato alle
loro auto personaggi inguardabili, un gruppo di quacquaracquà che
invece di vergognarsi, ha sfidato la gente con l'arroganza che ne ha sempre contraddistinto il passaggio sulla scena politica italiana. E i vari
Formigoni, Brunetta, Gasparri, Santanchè, Brambilla lo fanno, se lo
possono permettere, solo perché circondati da poliziotti e
carabinieri che, ancora per poco, riescono a garantirne l'incolumità.
Ieri, a Brescia, è andato in scena un vero e proprio psico-dramma,
con Silvio che ha avuto la faccia (quella, pur liftata, non gli
manca sicuramente), di paragonare le sue vicende a quelle di Enzo
Tortora, omettendo colpevolmente di dire che Enzo Tortora, al
contrario di lui, si è difeso “nei” processi, rinunciando
perfino all'immunità di parlamentare europeo, pur di essere assolto
“nel” processo. E tocca alla figlia di Tortora, Gaia, ristabilire
la verità, dicendo chiaro e forte che Silvio, con suo padre, non
c'entra una mazza. Ieri, a Brescia, si è superato il limite della
decenza e della vergogna, che pure dovrebbero essere sentimenti
umani. Ieri, a Brescia, si sono visti ancora una volta all'opera i
manganelli che, come sempre, sono finiti sulle teste dei
manifestanti, e non su quelle che dovrebbero essere le loro
destinazioni finali naturali, le teste di cazzo violente. Perché i
pidiellini, oltre che teste di cazzo strutturali, sono anche violenti
nei loro messaggi di disprezzo e di alterigia. Ma si sa, più uno è
nano e più s'incazza, e questo non è razzismo né denigrazione
delle razze, è solo una presa d'atto della realtà. I nani ce
l'hanno contro tutto e tutti ma, principalmente, contro la natura e
il fato. Per cui se gli si da un po' di potere... caro, carissimo De
Andrè.
Oggi, a Spineto, all'ombra dell'abazia, andrà in scena un
altro psico-dramma, quello di persone costrette a convivere sotto uno
stesso tetto, quando si prenderebbero volentieri a mazzate. Non
tutti, ovvio, perché LettaLetta, che non ha detto una parola sulla
manifestazione di ieri, è ben lieto di avere per compagno di banco
Angelino Alfano, detto anche o' schiattamuort.
In compenso sempre ieri, a
Roma, si è respirata, grazie a Nichi Vendola, un po' di aria di
sinistra, perché dalle parti della Nuova Fiera l'aria era
completamente diversa, più somigliante a quella delle assisi della
Balena Bianca che non a un'assemblea di quello che dovrebbe essere il
popolo della sinistra per vocazione. Il PD ha finalmente il suo
segretario. Guglielmo Epifani ha raccattato l'85 per cento dei voti
del parterre, ma solo perché D'Alema era impegnato a Barcellona e si
sa, quando il gatto non c'è, i 101 zozzetti ballano. Dove
vada questo PD fino a ottobre non si sa. Quello che è certo è il
fatto che a Epifani tocca un lavoro al limite del proibito. Novello
Stakanov, Guglielmo dovrà convincere nei prossimi mesi quelli che
hanno strappato la tessera del suo partito a rincollarla, almeno con
lo scotch. Non è detto che ce la faccia, ma da ex segretario della
CGIL, abituato a dialogare con le tute blu, il compito non lo
spaventa.
Grande lezione da Piergigi Bersani, che da segretario
uscente, nel suo brevissimo discorso di apertura, ha detto: “In politica funziona così: si
vince insieme, si perde da soli”. Non solo in politica, Gigi.
Fidati.
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