Facile
la battuta: il centrosinistra tiene perché ha lo zoccolo duro, il
centrodestra arretra perché ha le zoccole e basta. Ma le cose non
stanno così e le considerazioni da fare sono altre. Che Alemanno, ad
esempio, non abbia tutti i venerdì previsti dal calendario
gregoriano, si sapeva. Ma che dopo la batosta ricevuta, invocasse
l'aiuto dei crociati, dei neri ad oltranza, dei marchiniani e dei 5S
per una improbabile rimonta, la dice tutta sulla disperazione totale
ma anche tenera, di cui è vittima l'uomo che più di ogni altro odia
la Protezione Civile. Il centrosinistra tiene, come dice Debora
Serracchiani “nonostante il Pd” che, se presenta volti come il
suo o come quello di Ignazio Marino, corre perfino il rischio di
vincere. Sono due, comunque, i dati salienti di queste
amministrative, difficili da definire solo come un “campione”. Sette
milioni di elettori sono tanti per un semplice sondaggio, anche se
pochi per dire che le preoccupazioni di Berlusconi siano fondate.
Infatti, dove non ce la fa lui, intervengono i capi del Pd a dargli una
mano. Il primo dato riguarda l'astensione. Il nostro post di ieri,
ripensandolo, una chiave di lettura la dava. L'astensione si può
infatti riassumere in “non se ne può più”, mentre ogni altra
analisi sociologica, politica, mediatica, di costume, addirittura
sportiva, troverebbe il tempo che trova. La gente è stanca di fare
domande a chi non ha nessuna intenzione di rispondere. Ci sta
provando inutilmente da più di vent'anni. Chiedono soluzioni i
giovani, i precari, i cassintegrati, i disoccupati espulsi
definitivamente dal mercato del lavoro, i pensionati, le casalinghe,
le donne, i “diversi”, i diversamente abili, i diversamente
vedenti, i diversamente udenti, i diversamente e basta che non
vogliono fare i clochard. Ci prova un popolo stremato dal malgoverno,
dalla mala-politica, dalla mala-educazione, dalla malafede di chi
pensa solo ai cazzi suoi e che, come Fiorito dopo la condanna, dice:
“Basta politica, farò il filantropo”, sì, di se stesso. La
gente è stanca di domande inevase e di facce che, crisi o non crisi,
continuano a giocare a Risiko. E si è stancata anche di Beppe Grillo
e dei suoi insulti, della sua dabbenaggine politica, della miopia da
curare con il laser, di una arroganza senza limiti pur presentandosi
come il novello Masaniello-guida della povera gente. Il M5S, dal
giorno dopo le elezioni, non ne ha azzeccata una. Popolato da
ragazzini infoiati, come se ne trovano a centinaia negli scioperi per
una palestra più attrezzata, il M5S pretendeva di dare lezioni di
moralità e di pulizia e di rinnovamento della classe politica, con
una allegra banda di brufolosi frequentatori del web, terrorizzati
dai microchip sottocutanei della Cia. Le immagini streaming
dell'incontro con Bersani, quelle dei due capi dei mandamenti del
senato e della camera, Crimi e Lombardi alle prese con Ballarò, per
assurdo hanno nuociuto più ai 5S che non a Bersani, che condannato
lo era già di suo. L'ottusità con la quale Grillo e Casaleggio
hanno condotto il Movimento fino a oggi, le risse per le presenze
televisive e le interviste, le tate della comunicazione che puliscono
il culetto di bambini in preda alla diarrea verbale, i no a prescindere, lo
scivolone su Prodi, l'assenza totale dal dibattito parlamentare, se
non con incravattati che leggono le parole scritte da altri, hanno
fornito al popolo elettore una immagine di pressappochismo che li ha
allontanati definitivamente dall'esperienza grillesca e alla fine,
col cazzo che li hanno votati. E non regge il discorso di Marco
Travaglio fatto oggi sul Fatto in cui, tanto per cambiare, da la
colpa del pessimo risultato dei 5S, alla Rai, a Mediaset e a La7 per
il silenzio che ha circondato la campagna elettorale dei grillini:
era accaduto anche per le politiche. Grillo sperava di andare ai
ballottaggi dappertutto, ha dimezzato i voti e questo gli basti a
ragionare. Facciamo nostro il discorso di Peter Gomez, ieri da
Mentana. “Io non sarei tanto sicuro della durata del governo
LettaLetta – ha detto il direttore del Fatto.it – potrebbe
accadere che l'esito di queste elezioni, modifichi alcuni assetti,
compreso quello di un nuovo governo appoggiato dai 5S”. Già.
Potrebbe accadere, anzi, sarebbe auspicabile. C'è da dire,
ripensando a qualche giorno fa, che un eventuale governo Bersani con
l'appoggio dei 5S avrebbe avuto comunque vita breve. I 101 zozzoni
che hanno silurato Prodi, e che non hanno ancora il coraggio né di
uscire allo scoperto né di dire perché lo hanno fatto, avrebbero
silurato anche una soluzione che milioni di italiani ritenevano la
più auspicabile. E se una colpa può essere addebitata a Grillo e al
governatore di Gaia, è quella di non aver tenuto in considerazione
il fatto che dall'altra parte ci sono sciacalli sanguinari e non
esseri umani dotati di buon senso. Zozzoni veri, mica pifferi. E con
gli zozzoni non si vince urlando, ma trombandoli sul loro stesso
terreno di presunti politici raffinati. Il dispiacere profondo per
l'esito di queste amministrative, sta tutto nella frase della
Serracchiani: “nonostante il Pd”.
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