Ieri,
subito dopo la requisitoria della berjana procuratrice aggiunta di
Milano, Ilda Boccassini, sulla nostra homepage di Facebook girava
(prontamente rimosso) il link di una pagina di destrorsi allucinante
nel titolo e nei commenti. In uno di loro, un coglionazzo con i
capelli bianchi, accusava la magistratura di essersi affidata alle
foto di Ruby realizzate con photoshop, per dimostrare
inequivocabilmente, che la nipote acquisita per legge di Mubarak, si
prostituiva. Ipotesi suggestiva, ma talmente fantasiosa, che perfino
gli house organ di Silvio, non hanno mai preso in considerazione.
Comunque, della richiesta di condanna formulata ieri dalla
Boccassini, e dai successivi commenti, spiccano due fatti, due
considerazioni che la dicono lunga sulla effettiva realtà
processuale di una storia che ci ha fatto vergognare in tutto il
mondo: sentirsi chiamare “bunga bunga” all'estero non è stato
affatto piacevole. Il primo è che il procuratore aggiunto di Milano,
ha introdotto nella requisitoria un tormentone: “Oltre ogni
ragionevole dubbio”. Una formula molto americana ma che, nelle
intenzioni della Boccassini, dovrebbe servire a scongiurare una
eventuale assoluzione per insufficienza di prove. La Boccassini ha
descritto un sistema di vita, oltre ogni ragionevole dubbio; un
gruppo di persone che provvedevano con zelo al soddisfacimento delle
esigenze sessuali del Capo, oltre ogni ragionevole dubbio;
l'esistenza di una “rete del piacere”, che faceva capo a un
casino in piena regola chiamato “Olgettina”, oltre ogni
ragionevole dubbio: Ruby minorenne che si prostituiva e lo ha fatto,
da minorenne, anche con Silvio Berlusconi, oltre ogni ragionevole
dubbio; l'ingerenza di Silvio, allora presidente del consiglio, nel
rilascio della stessa marocchina e l'affidamento, non ai servizi
sociali, ma a complici compiacenti del Capataz, dopo che la ragazza
era stata fermata per furto, oltre ogni ragionevole dubbio. Tutti
questi “oltre ogni ragionevole dubbio”, Ilda Boccassini li ha
tirati fuori per dimostrare in maniera inequivocabile, che due reati
sono stati commessi e che, contrariamente a quanto riportato oggi sul
Giornale e su Libero, la pm non ha richiesto la condanna dello stile
di vita di Silvio, ma dei reati che ha commesso e che si chiamano
“concussione” e “prostituzione minorile”. Continuare a dire
che “uno vive come meglio crede, in un sistema liberale succede
così”, come afferma Vittorio Feltri, è una verità assoluta, un
presupposto che ci sentiamo di sottoscrivere totalmente, ma, egregio
direttore, si può vivere secondo le regole di qualsiasi sistema di
esistenza terrena purché non si commettano reati punibili dal codice
penale di questa nazione, perché questa, come può capire, è
un'altra storia, oltre ogni ragionevole dubbio. Il secondo fatto importante
accaduto ieri, e oggi amplificato dai titoli dei giornali del Signore
e Padrone, è che perfino i suoi più accesi sostenitori non hanno
negato i fatti in sé, ma la pesantezza della richiesta di condanna.
Ha iniziato Ghedini e hanno finito gli esimi direttori di cui sopra.
Nessuno di loro ha detto che Silvio non ha avuto rapporti sessuali
con Ruby, ma tutti hanno riscontrato una eccessiva durezza nella
“interdizione perpetua dai pubblici uffici” e “sei anni da
quella legale”. Solo Brunetta, con il coglionazzo della nostra
pagina di FB, ha detto che è tutta una farsa e che Silvio è candido
come un giglio. Ma Renatino, si sa, è fedele nei secoli dei secoli,
proprio come un barboncino da salotto e poco più. Resta un senso di
vergogna profondo. Resta il rammarico per un popolo che ha continuato
(e continua) a sostenere e votare un signore che va con mignotte
minorenni sapendo che lo sono (sia mignotte che minorenni) e che
inventa le palle più colossali alle quali qualcuno fa finta di
credere, ma qualcun altro ci crede davvero. Per carità, lontano da noi
qualsiasi moralismo, ma già l'andare a puttane lo riteniamo un fatto
privo di senso, anche se... ma con le minorenni no, tollerare gli
abomini non è da società civile.
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